IL TTIP: un argomento poco conosciuto che invece dovrebbe interessare moltissimo (e probabilmente preoccupare altrettanto) tutti coloro che si occupano di agroalimentare e ristorazione, in particolar modo chi crede che la nostra economia e il nostro lavoro si difendano solo attraverso la valorizzazione della qualità dei nostri prodotti e la tutela degli stessi sul mercato. La dieta mediterranea e la cucina mediterranea non hanno senso, sono una finzione, senza prodotti di prima qualità. E invece nessuno ne parla.
L’Università della Cucina Mediterranea ha ritenuto importante pubblicare questo piccolo memo, per stimolare un dibattito all’interno delle associazioni di produttori e consumatori e promuovere un successivo coinvolgimento delle forze politiche.
Che cosa è il TTIP? Il Partenariato Transatlantico per il Commercio e gli Investimenti (in inglese Transatlantic Trade and Investment Partnership, TTIP), è un accordo commerciale di libero scambio tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti d’America , in corso di negoziato dal luglio 2013.
L’obiettivo è quello di integrare i due mercati, riducendo i dazi doganali e rimuovendo in una vasta gamma di settori le barriere non tariffarie, ossia le differenze in regolamenti tecnici, norme e procedure di omologazione, standard, applicati ai prodotti, regole sanitarie e fitosanitarie. Ciò renderebbe possibile la libera circolazione delle merci, migliorerebbe le condizioni per il flusso degli investimenti e l’accesso ai rispetti mercati dei servizi e degli appalti pubblici (fonte: wikipedia).
Attualmente sono in corso le consultazioni interne agli Stati. Molti sono, come è facile comprendere, i dubbi e le perplessità espresse da esperti del settore.
Una delle più autorevoli voci critiche nei confronti del TTIP è il prof. Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia 2001 che, nel corso di una lectio magistralis nella nuova aula dei gruppi parlamentari della Camera (settembre 2014), sostiene che l’accordo di libero scambio tra UE e Stati Uniti è iniquo. L’Europa non dovrebbe firmarlo. Il professore spiega che si tratta di un accordo la cui intenzione sarebbe di eliminare gli ostacoli al libero commercio. Tuttavia – aggiunge – gli ostacoli al libero scambio sono le regole per la tutela dell’ambiente, della salute, dei consumatori, dei lavoratori.
L’economista accusa “le grandi compagnie di entrambi i lati” di volere questo trattato perché garantirebbe loro “profitti maggiori. A che prezzo? E’ la domanda su cui il premio Nobel invita a riflettere. I costi in termini per la salute, l’ambiente, la sicurezza dei cittadini sarebbero enormi”, sostiene. Costi che a suo parere non sono neppure valutabili, perché è in atto un tentativo di “sottrarre il trattato al processo democratico, invece di avere un dibattito su questi temi. Secondo Stiglitz, il trattato mina le tutele che europei e statunitensi hanno creato in decenni e accresce le disuguaglianze sociali, dando profitti a poche compagnie multinazionali a spese dei cittadini (fonte: D. Giovinazzo, su www.eunews.it, 24/09/14).
E noi aggiungiamo: a spese delle PMI (del settore) che sono la spina dorsale della nostra economia.